Intenso il legame tra i giovani del nostro oratorio e  la Beata Chiara Luce, rapporto che si è concretizzato in questi anni con la presenza in oratorio, più volte, della postulazione vaticana e dei genitori di Chiara. Tanti i pellegrinaggi che hanno visto il Presidente dell’Oratorio presente a Sassello, paese natale di Chiara. Una folta delegazione oratoriana è stata presente a Roma al Divino Amore, animando liturgicamente alcuni momenti della celebrazione, nel settembre 2010 in occasione della Beatificazione di Chiara.

Sassello, un paesino dell’entroterra ligure in provincia di Savona appartenente alla diocesi di Acqui (Piemonte), è una vivificante miscela di natura: panorami pittoreschi, sentieri da favola, albe magiche, sere profumate. In questa cornice di pace, negli anni 60, Maria Teresa e Ruggero Badano attendono il dono di Dio: un figlio. Lo aspettano per 11 lunghi anni. Ruggero invoca con fede sincera e semplice la grazia al santuario di Nostra Signora delle Rocche presso Ovada (AL). Il 29 ottobre 1971 arriva il raggio di sole che finalmente riscalderà i cuori di questi due genitori: è nata Chiara che sarà affidata con filiale fiducia alla Vergine Maria. Chiara di nome e di fatto, con occhi limpidi e grandi, dal sorriso dolce e comunicativo, intelligente e volitiva. Viene inserita nella scuola materna del paese perché, essendo figlia unica, fraternizzi con gli altri bambini e non si senta il centro unico del suo nucleo familiare. La mamma la educa attraverso la lettura del Vangelo ad amare Gesù e la Madonna, ad essere generosa verso i più “deboli”, a difendere la verità e la giustizia. Per nulla egoista o capricciosa viene definita dalle suore educatrici “l’anima degli incontri belli e gioiosi dell’asilo”. Vorrebbe che tutti i bimbi del mondo fossero felici come lei: “Io sogno il giorno in cui i figli degli schiavi e i figli dei loro padroni si siederanno insieme al tavolo della fraternità come Gesù con gli Apostoli”. Sceglie i suoi giocattoli più nuovi e più belli per i bambini poveri. Raccoglie in una scatoletta i soldini che le offrono e li destina ai piccoli africani: li ama in modo speciale e sogna di poterli un giorno curare come medico. Chiara è una bambina normale, ma con un qualcosa in più: ama. E’ docile alla grazia e al disegno di Dio su di lei. Dai quaderni delle elementari traspare la gioia e lo stupore nello scoprire la vita: è una bambina felice. Nel giorno della prima Comunione riceve in dono il libro dei Vangeli. Sarà per lei un “magnifico libro” e “uno straordinario messaggio”. A 9 anni scopre il Movimento dei Focolari, fondato da Chiara Lubich. Né fa suo l’ideale e coinvolge anche i genitori in questo cammino. Cresce e si rivela ricca di doti, ma non cerca di mettersi in vista. Sceglie come scopo della vita l’Amore: a Gesù il primo posto. A 14 anni affermerà: “Ho riscoperto il Vangelo sotto una nuova luce: come per me è facile imparare l’alfabeto, così deve esserlo anche vivere il Vangelo!”. E’ sempre serena e gioiosa. Spinta dall’amore per i più deboli, i lontani, i meno piacevoli (se così vogliamo chiamare i minorati mentali, i barboni, i drogati), li circonda di delicatezze e di attenzioni perché in essi vede il volto di Gesù. Chiara vive in pieno la sua adolescenza. Per far piacere a Gesù si veste pulita e ordinata, senza sfarzo o ricercatezza, “perché ciò che conta è essere belli dentro”.Dirà un giorno alla mamma, riferendosi ai giovani caduti nel tunnel della droga..: “Tu non puoi giudicarli: sono questi i poveri di oggi!”. Nell’estate del 1988, durante una partita a tennis, un lancinante dolore alla spalla sinistra la costringe a lasciar cadere a terra la racchetta. Esami clinici e ricoveri svelano l’infausta diagnosi: un osteosarcoma. Chiara ha solo 17 anni. Appresa la notizia e rientrata a casa, chiede alla mamma di non porle domande. Passano 25 minuti di silenzio: è il suo “orto del Getsemani”; vince la grazia: “Ora puoi parlare mamma”, mentre sul volto ritorna il sorriso luminoso di sempre. Ha detto il suo sì a Gesù, e non si è più tirata indietro. Scorrono i mesi. Mai un attimo di sconforto; torna spesso l’offerta: “Se lo vuoi tu, Gesù, lo voglio anch’io”. Rimane incrollabile la sua fiducia in Dio; non ha paura: “Dio mi ama immensamente!”. E’ tutta dono. Dimentica di sé, è disponibile ad accogliere e ascoltare quanti l’avvicinano. In particolare lancia ai giovani un ultimo messaggio: “Vorrei passar loro la fiaccola come alle Olimpiadi, perché la vita è una sola e vale la pena di spenderla bene”. Non chiede il miracolo e si rivolge alla Vergine SS. scrivendole un biglietto: “Mamma Celeste, tu lo sai quanto io desideri guarire, ma se non rientra nella volontà di Dio, ti chiedo la forza a non mollare mai. Umilmente, tua Chiara” . Ormai, come aveva dichiarato più volte, a lei interessa solo: “Compiere per amore la volontà di Dio: stare al Suo gioco!“. Si fida totalmente di lui e invita la mamma a fare altrettanto: “Quando io non ci sarò più, fìdati di Dio e vai avanti!”. Nel frattempo le è stato assegnato, da Chiara Lubich, il “nome nuovo” di Luce: “Perché nei tuoi occhi vedo la luce dello Spirito Santo”; e per tutti ormai è “Chiara Luce”. Il tempo passa inesorabile: la fine si avvicina; ne è consapevole: “La medicina ha deposto le armi, ora solo Dio può”. E aggiunge: “Se ora mi chiedessero di tornare a camminare direi di no perché così sono più vicina a Gesù”. In lei c’è un grande desiderio di Paradiso, dove sarà “tanto, tanto felice”, e si prepara alle sue “nozze”. Chiede di essere rivestita con un abito da sposa: bianco, lungo e semplice. Predispone la liturgia della sua Messa: sceglie le letture e i canti… Le offerte devono essere destinate ai bambini poveri dell’Africa. Nessuno dovrà piangere, ma fare festa, perché Chiara incontra Gesù. Alle 4,10 del mattino del 7 ottobre 1990, festa della Vergine del Rosario, Chiara -dopo aver salutato la mamma: “Ciao, sii felice, io lo sono”- raggiunge il suo tanto amato “Sposo”. Al funerale, celebrato due giorni dopo dal “suo” Vescovo, partecipano centinaia e centinaia di persone, soprattutto giovani. Pur tra le lacrime l’atmosfera è di gioia; i canti che si elevano a Dio esprimono la certezza che Chiara ora è nella vera Luce. (fonte: www.chiaralucebadano.it)