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I “Misteri” del Mercoledi Santo.

Vi racconto, in questo Mercoledì Santo, la storia di Elio Carbone, nato ad Oria nel 1930, novantatreenne, figlio di Giovanni e Maria Martina. Era un giovane diciottenne nel lontanto 1948, nel pieno del vigore fisico, nel pieno della sua gioventù quando, a bordo di una vespa assieme al suo amico di sempre Francesco Vecchio, detto “Ciccillo Toma Toma” scorrazzando per le strade di Oria nella speranza di incrociare lo sguardo della sua ragazza, impattò contro un traino all’incrocio “ti li quattru stradi”. Elio era alla guida della vespa ed ebbe la peggio, un asse del carretto gli si conficcò nel torace, ferendolo molto gravemente. Elio fu trasportato nelle immediate vicinanze e collocato in una casa in via Tripoli, casa di Vittorina, nell’attesa dell’arrivo di un medico. Il medico giunse sul posto, così come il padre e la famiglia dello sfortunato giovane. Il ragazzo versava in gravissime condizioni, il medico vietò di spostare il giovane da quella casa, si aspettava l’arrivo inesorabile di sorella morte! I genitori, a casa di Vittorina, vegliarono per lunghi giorni e lunghissime notte il povero Elio, si chiese l’intervento di un luminare da Bari nella speranza di recuperare questa giovane vita. Giovanni affittò una macchina con conducente, riuscì a recarsi a Bari per prelevare uno specialista pneumologo. Dopo averlo visitato il medico chiese al papà quanti figli avesse, quattro, fu la risposta di Giovanni. Come una doccia fredda giunse il lapidario verdetto del medico: “considera di averne da oggi solo tre”. I genitori continuarono a curare il proprio figliolo con amore e dedizione sperando in un miracolo, Elio perdeva le forze! In quella casa stette quaranta giorni, la sua quaresima. Giunse il venerdì santo, era il 26 marzo del 1948, in via Tripoli passava, lenta, silente, la processione con i simulacri dei misteri. La porta della casa di Vittorina fu spalancata, Elio riuscì a scorgere tutte le statue dei misteri e quella dell’Addolorata. La mamma di Elio chiese ai portatori di fermare la statua dell’Addolorata davanti casa di Vittorina, davanti al corpo trafitto del povero Elio adagiato sul letto di dolore, da mamma a mamma, da un cuore trafitto ad un altro cuore trafitto chiese la grazia della guarigione, Elio riuscì a vedere il viso di Maria ed a sussurrare con un filo di voce: “Madonna mia!”.  Elio avvertì un fortissimo dolore al petto! Da quel giorno iniziò a respirare sempre meglio, il flebile filo si rinforzò, le forze pian piano tornarono, la salute tornò. Elio, parenti, amici, tutta Oria gridò al miracolo! In quella casa stette quaranta giorni, la sua quaresima. Entrò incosciente, tramortito, in fin di vita: uscì con i suoi piedi, rinnovato nel corpo e nell’anima! Come ringraziamento per la grazia ricevuta, Elio, il fratello Giuseppe “Pippi”, Enzo “lu campusantieri” e l’amico di sempre “Ciccillo Toma Toma” dall’anno seguente, 1949, divennero i portatori del mercoledì Santo del simulacro di “Cristo alla Colonna”, i genitori dei fratelli Carbone e la sorella Stella seguivano la statua. Da allora, da quel mercoledì Santo nel 1949, da ben 72 anni (due anni fermi a causa del Covid), la famiglia Carbone prende il simulacro del Cristo alla colonna, alla morte di Pippi, Ciccillo ed Enzo i figli di Elio prima, i nipoti poi, hanno continuato questa che non è una tradizione di famiglia, ma un sincero atto di devozione e ringraziamento. Lo scorso anno Elio assieme ai figli ed ai nipoti, tra cui il giovane Elio, portavano il medesimo simulacro in ricordo di quella promessa, in ricordo di nonno Giovanni e nonna Maria, in ricordo dei fratelli in cielo, come atto di vera devozione. Grazie Elio, grazie famiglia Carbone.

 

Foto di Pasquale mangia anno 1979
Foto di Roberto Schifone anno 2022
Foto di Roberto Schifone anno 2022

Roberto Schifone

Ass.ne S.I.N.G. – Oratorio “volante” Don Bosco onlus